La via inizia dallo stabile in cui viveva la famiglia di Amedeo Molinara (‘ronnAmedeo’) il medico buono, gentile e sempre disponibile. Ricordo lo studio medico che si raggiungeva dopo aver salito la prima rampa di scale; nel locale sottostante, poi adibito a garage, ricordo appena l’edicola Mazzeo, con Salvatore e Arnaldo giovanissimi dietro al ‘bancone’, e la madre ‘zieDdelina’ seduta davanti al negozio.
Dopo la curva, trovavi il deposito di mobili del Rag. Antonio Tedesco (Sindaco), poi la cantina di Carmelo Nigro e la Macelleria di Giovanni Baione (‘Giuvannone’). In questo tratto di strada allora sterrato a tratti, la domenica pomeriggio, “sotto o muro”, i clienti della cantina giocavano a bocce, quelle di legno. Noi ragazzini, seduti sopra il muro di pietra, e all’ombra delle acacie che allora adornavano il tratto stradale Chiesa del Carmine - tabaccaio Belmonte, ci divertivamo seguendo gli sfottò e i complimenti che si scambiavano i giocatori “brilli”. Infatti chi perdeva doveva pagare un mezzo litro di vino e una gassosa che Carmelo Nigro preparava sul tavolo appena entravi nel locale.
Pochi metri e sulla destra entrando nel grosso portone ancora oggi esistente, trovavi il negozio di scarpe di Guglielmo Agresti, con Carluccio e Carminuccio intenti a suolare le scarpe e inchiodare le “centrelle” (grossi chiodi con la testa piatta semi-arrotondata che si mettevano sui contorni della suola di cuoio duro per non farla rovinare e per camminare meglio nella strade impervie e sterrate); pochi metri e negli anni ’70 viene inaugurato il Bar Senatore di “Mast’Adolfo e Angiulina” (che trasferiscono l’attività da Piazza Antico Sedile). Io e miei amici compravano, con 10 lire, il ghiacciolo Toseroni o un bicchiere di spuma Viviani.
Di seguito il frantoio (“u trappito”) di Antonio Nese nel quale si accedeva da una scalinata in pietra posta nel vicolo che ti permette di arrivare alla Foresta in pochi minuti.
Subito dopo il negozio alimentari di Ciccillo Grimaldi (padre di Vincenzo ex consigliere Provinciale di Rifondazione Comunista) e zia Rosina; difronte l’emporio di Angelo ed Oreste Capaccio . Dall’altro il Maestro Suozzo seduto sul balcone che attendeva i ragazzi ai quali insegnava musica. Pochi passi e trovavi ‘ZiMinichino’ Agresti, grande amico di Rocco Rizzo il panettiere, seduto sui gradini di casa con in mano il quotidiano Roma o “Il Mattino”. Subito dopo abitavano ‘Zi Davide’ e zia MariaGrazia. Due gradini e accedevi a casa di zia Giovanna e zio Guglielmo Agresti dove Carmelina offriva a me e Gaetano, amico d’infanzia, una fetta di pane con il sugo rosso.
Ricordo il salone di Ciccio il parrucchiere, difronte e di lato ad esso, il negozio e i depositi commerciali di mio padre. Poco più avanti, dopo il negozio della mia famiglia, trovavi quello di ‘zi Carmine Molinara’ e ‘zeClelia’. Di seguito il negozio di elettrodomestici di Raffaele Capaccio. Dopo dieci metri lo stagnino Donato Laurino, detto “Runato o’ peritaro” ; persona squisita sempre sorridente e pronto alla battuta e alla ‘scurreggia’. Era un artista del rame e della lamiera, ricordo le oliere e i ‘setacci per i pomodori’ che realizzava in poche ore. Ricordo che tutte le scatole di latta (le ‘buatte’ dei pomodori, i contenitori del DDT, e i contenitori vuoti delle sarde salate) le riutilizzava per fare utensili per la cucina. ‘ZiRunato’ è stato il primo patentato di Altavilla ed era l’autista di Don Ciccio Mottola e del maestro Galardi. Poco piu avanti il locale di Amodio Celentano, prima adibito a sede del PSI, poi a locale commerciale-artigianale dove mio cugino Peppe Peduto mosse i primi passi da sarto, poi il locale diventa un negozio di frutta e verdura gestito da Carmelo Luisi appena tornato dalla Germania. Sul lato opposto il negozio di mio zio Fidelio.
Nella parte in cui si restringe Via Borgo, il calzolaio Ciccio Molinara e poco piu’ in la il sindacalista-calzolaio Antonio Lettieri (Antonio ‘u dottore). Nel suo locale nacque, con il contributo determinante di Oreste Mottola, la prima cooperativa di consumo altavillese, la Cooperativa S.Antonio che aprì una macelleria in Via Roma. In questo stesso locale Oreste Mottola, già impegnato politicamente con la sinistra, organizzava i primi incontri per la partecipazione altavillese alla battaglia per le terre di Persano.
Questo appena descritto era il tratto più vivo della Via, dopo la strettoia trovavi le bombole di Ciccio Nigro e la fontanella pubblica, installata negli anni ‘70in prossimità dell’abitazione di Don Ferdinando Napolitano. Piu’ avanti, presso l’abitazione di Angelo Di Lucia, si comprava il latte appena munto. Dopo la casa di Angelo, dove oggi sorge la casa di Antonio Molinara, una discarica comunale (‘o culumbu’) . Il resto della via oggi è rimasto pressoche’ inalterato.
Altro aspetto da ricordare è la ‘processione’ di mucche, pecore, asini,maiali che attraversavano, sin dalle prime ore del mattino, Via Borgo in occasione delle fiere comunali. Dovevano raggiungere il mercato che si teneva in Via San Francesco dove oggi sorge l’edificio che ospita la Guardia Medica e i Vigili Urbani. Lascio immaginare lo stato in cui veniva ridotto la strada a mercato concluso.
Comunque la via era sempre viva, fin troppo viva. Dalle prime ore dell’alba tanti paesani l’attraversano a piedi (sentivo le loro voci quando passavano sotto casa mia), la mattina per raggiungere il posto di lavoro, e la sera dalle 17 in poi per rientrare a casa. Ricordo tanti contadini che domenica legavano gli asini, adibiti a “mezzo di trasporto”, davanti le finestre o le case dei parenti ed amici per riprenderlo appena si doveva rientrare nella propria casa di campagna.
Purtroppo solo ricordi! . Oggi è rimasto ben poco, forse niente, di quello che ho appena descritto e forse, considerato anche i pochi cittadini residenti, cade anche il famoso detto:
“ Chi passa pu burrug e non è trrrcato , o è muorto o è carcerato” !. |